BRUNO BORDOLI

 

Con Anima

 

 

Con una presentazione di Philippe Daverio

Testi di Daniele Astrologo Abadal

 

 

Questa mostra di Bruno Bordoli è un curiosissimo tentativo della mente critica, una sorta di scommessa aperta in quel mondo ridotto dell’arte a noi contemporanea che si rifiuta solitamente ogni tipo di verifica o di confronto. Bordoli è fuori pista, un fuori moda, un fuori consenso. Un provocatore serissimo dall’aspetto mansueto. Un rivoltoso elato nella tranquillità della vita lacustre lombarda. Un anarchico carico di fede ma avulso da ogni tipo di voglia propagandistica. Un dedicato. Ed ha oggi il coraggio di presentare l’esordio della sua attività come se tutti ne conoscessero già le evoluzioni successive. Gioca quindi al nascondiglio con il proprio mistero.
Egli è invero un lombardo che con intuito e sapienza ha deciso di riallacciare la sua lingua pittorica ad un ceppo delle estetiche che la modernità aveva deciso di relegare in una piega non più spiegata delle storia. Riparte dall’ Antigrazioso di Carrà, quel dipinto che apre, nell’inizio straziato del secolo ventesimo, alla critica d’ogni avanguardia futurista o futuribile ed andrà a generare un ciclo di opere dove il primordialismo diventa una ricerca del fondo della memoria e quindi del fondo dell’anima. Rompere la buona educazione estetica, quella che aveva scoperto il fascino energetico delle avanguardie e che allora era prevalente, allora in quel 1916 quando tuonavano i cannoni, era in realtà una presa di coscienza dinanzi ad una tragedia che aveva visto naufragare nel fango delle trincee ogni speranza in un mondo nuovo. Carrà ripartiva dalle origini, dalla figurazione apparentemente rozza d’un romanico primordiale ch’era pura la radice della visione genetica rinnovata delle nostre civiltà cristiane d’Occidente. Si rifiutava Carrà ad ogni ipotesi di classicità. Avrebbe da lì a poco ritrovato nelle ieratiche figura d’un Quattrocento affrescato e prerinascimentale la sorgente d’una nuova lingua di figurazione. Ma alla partenza del suo nuovo percorso era necessario sbarazzarsi d’ogni desiderio in compiacenza, da ogni voglia d’ammiccamento. Viaggi mentali analoghi erano quelli che negli stessi anni De Sassure intraprendeva nella linguistica, Aby Waburg nella storia dell’iconografia e Carl Gustav Jung nella psicanalisi. Dinnanzi alle vertigini d’una Europa che correva verso il precipizio, gli artisti e gli intellettuali tentavano di trovare certezza nel ritorno all’origine dell cose umane.
E Bordoli ripropone alla fine del secolo ciò che Carrà aveva anticipato all’inizio del medesimo secolo. Ma lo fa dopo il susseguirsi delle tragedie e dopo il sovrapporsi delle onde successive delle avanguardie, quando ormai la metodologia di quest s’era talmente sdrucita da diventare conformista da correre ad insegnare il proprio verbo nelle accademie che inizialmente aveva combattuto. Bordoli ripartire da sotto zero storico e per ingraziare l’ispirazione decide di disgraziare il gesto. Tenta di ritrovare l’espressione al di là dell’espressionismo, di rivalutare il segno al di qua dei formalismi. Ed inizia così la sua avventura personale che si farà avventura spirituale. Certo assomiglia alcune lezioni fondamentali, quella della deformazione fotografica come terreno d’indagine, quella della sublimazione di Francis Bacon come prassi dell pennello. E il percorso verso il difficile, verso l’ignoto si fa percorso nei meandri dell’anima.
Rivedere oggi i primi passi d’una mutazione del linguaggio che negli anni lo ha portato ad una pittura piena e consapevole consente di percepire o almeno di intuire la determinazione che lo ha guidato nel silenzio del suo fare. Si ritrovano in questi dipinti d’esordio i germi d’una alternativa che tuttora vive nella sperimentazione e che le mode d’oggi fanno certamente fatica a percepire. Ma è proprio questo il mestiere artistico del ricercatore, dell’operaio sommesso che non cerca il consenso immediato degli altri ma la mediazione con la coscienza di chi ancora è mosso dalla curiosità intellettuale, di chi crede che la storia delle idee e fra le idee sempre abbia l’energia per orizzonti nuovi, per tempeste e per sogni.

 

Philippe Daverio