BRUNO BORDOLI – GALLERIA MOSAICO CHIASSO

 

 

Testi di Guglielmo Volonterio

 

 

UNA PITTURA DEL SOSPETTO

 

Per una più completa lettura dell’attuale opera di Bordoli è, a mio avviso, significativo rapportarsi con F. Bacon, pittore dell’esasperazione delle condizioni dei problemi esistenziali, che  si traduce in termini formali in un deferomismo, se non in una forma di mostrismo, in quanto molteplicità delle prospettive dinamiche, caratteristica peraltro di un essere umano organicamente frantumato nel suo divenire.
Nella pittura di Bodoli, il motivo della sovrapposizione o meglio della molteplicità delle prospettive e della temporalità, si estrapola dal discorso originario baconiano, mescolandosi in un fenomeno dialettico che incorpora una misura umana dilaniata dalla dualità dell’individuo, sacrificato quasi ai suoi incantesimi, agli spazi alle forme, tanto più inquietanti quanto più evanescenti, del prorpio immaginario, che lo lusingano e lo esaltano in un universo di ambigue contraddizioni riguardo a se stesso e al mondo esteriore, senza più distinguere le due categorie, l’una nell’altra ribaltabili.
Se in Bacon lo struggimento è tutto nella materia, in Bordoli l’ansia umana si fa paura è in termini formali suggestione poetica, recuperata attraverso un immobilità delirante dei personaggi, equivocabile con l’estasi o l’attesa, quindi lo spazio metafisico, incline alle più pressanti interrogazioni dello spirito, e a confrontarsi con l’ambiguità dello sguardo umano, che è, alla fine, ambiguità stessa delle cose.
Caratteristica di Bordoli è la ricerca oscillatoria che va dal richiamo dell’informale alla figurazione, dal geometrismo all’espressionismo. L’originalità di questa pittura, e spesso il merito, consistono nella tentazione e nell’ambizione di viverli simultaneamente rendendoli l’uno complementare all’altro, sulla parabola di una avventura artistica che è, alla fine, voi vocazione dell’opposto, in quanto dilemma di vita e tentazione di sintesi degli opposti stessi visualizzati grazie a una interiore logica irriducibile ad un minimo comune multiplo. La forma antropomorfa, al momento della sua emblematicità aggredisce con una presenza allarmante l’armonia pittorica intervenendo con i suoi simboli espressionistici dell’irrazionale incontrollabile. Si confrontano in Bordoli, scontrandosi e commisurandosi, le due tendenze dell’umano, che costituiscono poi le due fondamentali manifestazioni dello spirito: il principio della razionalità e l’impulso irrazionale, l’ideale apollineo e la tragedia orfica. In Bordoli, sulla base di un’ambiguità congenita nelle cose, la tentazione dell’opposto è sempre in agguato. Le ultime esperienze di tipo baconiano ci palesano come la pretesa armonia formale dei periodi precedenti racchiudesse in sé una situazione di precarietà, e come l’assetto geometrico irretisse in realtà un discorso fantastico e irrazionale bloccato al centro della tela, Immerso nei rapporti geometrico- matematici dei codici astratti. Lo spazio attuale in cui la figura umana risulta isolata non è altro che l’intelaiatura geometrica, resa tridimensionale e multiprospettica: essa è diventato uno spazio di isolamento, mentre l’assetto geometrizzante ha facilitato un nuovo e più esplicito rapporto tra interno ed esterno. Così, se lo spazio interno è la dimensione della solitudine ontologica, più che esistenziale, dell’individuo, lo spazio esterno è illusione dell’immaginario. Significativo, a questo punto che Bordoli pratichi delle aperture nelle pareti degli Interni, che per logica modulare, tenderanno a loro volta a moltiplicarsi spazi adiacenti, inserendo nel contesto una molteplicità di prospettive, maggiormente complesse. Ma anche in tali casi, in questa pittura del sospetto e quindi dell’attesa, l’ambiguità è una volta di più in agguato. L’apertura può essere solo un apparente “ finestra”: può rivelarsi uno specchio che, ricordando Cocteau, può essere la porta stessa del subconscio: lo specchio dell’immagine mentale contrabbandata per esterno. E in questo specchio può anche apparire un sospettoso duplicato, tanto più sospetto quanto più il rispettoso delle leggi prospettiche. Il gioco dell’ambiguità non trova quindi fine: coinvolti appaiono dinamica e staticità, prospettive e tempo, identità dell’individuo e la sua problematica esistenziale, quindi gli opposti stessi: vita e morte, presente e passato, positivo o negativo.
Ma l’ambiguità si insinua pure nella materia pittorica, nel contrasto e nella dialettica delle stesure, delle campiture e degli impasti, fino ai mezzi propri dell’espressione, come ce lo confermano i disegni a matita o a colori, più prossimi ad un discorso esistenziale, quindi più vicini alla neo-figurazione italiana, di cui Bacon e maestro è profeta. Caratteristica e pregio della grafica di Boroli consisteranno, in particolare, nell’uso delle semitrasparenze e nelle velature a chiazze, quali consentono agli specifici mezzi espressivi, e ciò all’opposto delle tele, in cui sempre più marcata risulta l’atmosfera metafisica, con particolari preziosismi, che vanno dal “trompe-l’oeil” ai delicati rapporti prospettici.
Assoggettato in un primo tempo a Bacon, vediamo ora Bordoli espellere il Maestro inglese, elevando il proprio discorso dal livello esistenziale a quello spirituale e metafisico, pur con tutte le remore e i ritorni da “ primo amore”, suscettibili tuttavia, come questa pittura del sospetto ci ha insegnato, di ribaltamenti e di inattese digressioni.

 

Lugano, 1 marzo 1982

Guglielmo Volonterio