LA MONACA DI MONZA

 

Galleria Blanchaert Milano – Bruno Bordoli

 

 

Testi di Philippe Daverio e Hans De Clercq

Edizione a cura di Oreste Gentini e Philippe Daverio

 

 

 

BRUNO BORDOLI, GRAN LOMBARDO

 

In un paese italiano del Ceresio, Bruno Bordoli lavora da trent’anni in solitudine, diventando matto e risalendo ogni giorno. Egli è timido, è lucido, è serio, ed è pittore, uno di quelli che sono condotti dalla furia di dipingere alla comprensione delle cose. Non so se sia sempre stato un sensitivo. Certo, oggi, lo è. Ho capito che nel Seicento gli spagnoli delle Fiandre erano gli stessi del milanese: di origine mediterranea cupa con anime dai colori fortissimi, prive del pregio e del difetto Italico: la leggerezza. Queste anime sono madri (XVII secolo, Ribera) e figlie (XXI secolo, Bordoli) dei personaggi del carnevale di Ensor (XX secolo), con la differenza che per loro “ non Semel in anno sed semper licet insanire”. Quando Bordoli seppe che le segrete della galleria dove avrebbe esposto le sue opere erano quelle nelle quali 399 anni prima il cardinale Federico aveva imprigionato per 14 anni la monaca di Monza, Suor Virginia Maria de Leyva, decise di dedicare a lei il suo lavoro. Studiò gli atti processuali e i capitoli IX e X dei Promessi Sposi da cui ricavo questi straordinari 26 olii su carta dove, con pennellate dai colori dei segni travolgenti, spiega la drammatica vicenda di Gertrude, schiacciata fra il proprio temperamento natural- romantico e i desideri di un padre ambizioso- inquisitorio.

 le visite scolastiche vicino a Lecco, ad Acquate e Bollate lago, probabili Pescarenico, hanno sempre avuto un punto debole: “ alla fine della fiera”, come si dice in Lombardia, sono soltanto dei pellegrinaggi a luoghi che ispirarono Alessandro Manzoni per la sua grande opera. Ecco la casa di Lucia, Ecco il punto di “ Addio monti sorgenti”, ecco il sentiero di Fra Galdino. È difficile rendere omaggio ha un posto che, seppur reale, rimane fantastico; I Promessi Sposi sono però, prima di tutto, romanzo storico, dove i personaggi e i luoghi inventati si appoggiano a personaggi e luoghi reali. Questi ultimi, nella percezione di oggi, hanno un peso maggiore, quello della storia. Porlezza, dove BB abita, da oggi gemellata con Dresda ( die brucke, 1905), e terra le cui finite tristezza e bellezza hanno costretto BB ad essere distinto come il Manzoni dell’Hayez, di quella distinzione sofferta e assoluta che costringe chi è in alto a scendere e chi è in basso a salire, per poter ascoltare meglio le voci di chi soffre, con la crudeltà necessaria per capire, senza la cattiveria che non le fa capire. Buoni e crudeli, crudeli e buoni, dunque, si ritrovano Manzoni e Bordoli in questo racconto della povera Gertrude, carnefice si, ma vittima e che vittima, del buon senso.

 

Hans De Clercq